Numero 24.
L’ISOLA DELL’INGIUSTIZIA
di Carlo Monni
1,
Da
qualche parte nell’Oceano Atlantico. Il mio ultimo
ricordo cosciente era stato quello di una luce improvvisa, un forte rumore, una
violenta sensazione di vertigine e poi più nulla.
Riaprii lentamente gli occhi e misi a fuoco il volto
di un uomo afroamericano calvo e con una benda nera sull’occhio sinistro.
-Se sono morto, questo
deve essere l’Inferno visto che ci sei anche tu.- dissi.
-Molto spiritoso .- ribatté
lui.
Provai ad alzarmi in piedi e ci riuscii solo al
secondo tentativo. Mi guardai intorno. Eravamo in una specie di battello di
salvataggio: io, mio fratello Nick, la bruna sexy che si faceva chiamare Billie
Garvin e la rossa agente dello S.H.I.E.L.D. di nome Gertrude Jacks. Intorno a
noi solo acqua a perdita d’occhio.
-Cosa è successo?-
-Davvero non lo ricordi,
Mike?- mi chiese Billie.
-Siamo stati colpiti da
un missile.- mi rispose mio fratello.
Già: il sottoscritto Mike Fury, bianco dai capelli
castani e gli occhi azzurri e l’afroamericano Nick Fury Jr. eravamo davvero
fratelli anche se di madri diverse, figli del famoso o forse famigerato Nick
Fury Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D., l’agenzia internazionale di
mantenimento della pace mondiale di cui entrambi eravamo agenti.
-Per fortuna le strutture
in vibranio della nostra navicella hanno assorbito la maggior parte
dell’impatto, ma anche così la navicella è andata in pezzi e si è salvata
giusto la capsula di salvataggio che abbiamo raggiunto appena in tempo.-
-Non sarebbe dovuto
succedere.- dissi -Le nostre aeronavi sono state progettate dal Wakanda Design
Group per resistere a dei comuni missili.-
-Evidentemente non era un
missile comune.- concluse Nick.
-Ed è questo che mi
preoccupa. Non sono in molti a possedere la tecnologia necessaria per
realizzare un missile così potente ed al tempo stesso di dimensioni ridotte. Il
Dottor Destino, ma tutta questa faccenda non è nel suo stile, poi ci sono le
varie fazioni dell’A.I.M. e pochi altri.-
-Il che ci dice che il
tuo amico Ferrari lavora per uno di loro, ma non ci serve a molto finché siamo
bloccati qui.- replicò Nick.
-Ho lanciato un SOS, ma
non sono sicura che sia stato ricevuto.- intervenne Gertrude Jack -Le
comunicazioni sono disturbate.-
-Forse ce l’hai fatta!-
esclamò Billie indicando qualcosa all’orizzonte che si stava avvicinando
velocemente.
-Sembra un motoscafo o un
piccolo yacht.- dissi.
-Magari sono i nostri
avversari che vengono a finire il lavoro.- puntualizzò Nick estraendo la sua
pistola.
-Pensi sempre al peggio?-
gli chiesi.
-È per questo che sono
ancora vivo.- replicò lui.
Era effettivamente un piccolo yacht e quando vidi chi
c’era sul ponte mi rilassai.
-Ehilà, naufraghi, serve
aiuto?- ci chiese un giovanotto biondo in costume da bagno sfoderando un
sorriso a 32 denti.
-In effetti ci farebbe
comodo, Juniper.- risposi riconoscendolo.
In breve tempo fummo tutti a bordo dell’imbarcazione.
-Bell’affarino.- dissi
guardandomi intorno -È tuo?-
-Solo in prestito.-
rispose lui.
Jonathan “Junior” Juniper era stato un compagno
d’armi di mio padre morto in azione nel 1942. Quello che avevo di fronte era il
suo clone. Storia lunga.[1]
Ai comandi c’era una giovane donna bionda. Conoscevo
anche lei: il Comandante Laura Brown della divisione operazioni speciali dello
S.H.I.E.L.D., tecnicamente un mio superiore se avessimo badato alle formalità.
Al momento indossava solo un ridottissimo bikini e non sembrava affatto
imbarazzata dai nostri sguardi, anzi, forse era divertita.
-Io e Jon ci stavamo
godendo una meritata vacanza quando il vostro paparino ci ha chiesto di venire
a dare un’occhiata. Aveva un brutto presentimento, così ha detto, e a quanto
pare aveva ragione.- ci si rivolse Laura.
-In che pasticcio vi
siete ficcati stavolta?- ci chiese Juniper.
Raccontai rapidamente di come avevo scoperto che il
traditore David Ferrari fosse venuto in possesso di una misteriosa superarma
russa e di come lo avessimo inseguito finché non ci aveva spedito contro il
missile che ci aveva quasi uccisi.
-Purtroppo ora lo abbiamo
perso definitivamente.- conclusi.
-Non è detto.- replicò
Laura -Se ha mantenuto la rotta che stava seguendo c’è un solo posto dove
potrebbe ragionevolmente essersi diretto e tanto vale fare un tentativo.-
-Di che posto parli?- le
chiese Nick Jr.
-Di quello che è
probabilmente uno dei posti più pericolosi dell’emisfero boreale. Mai sentito
parlare di Santa Providencia?-
-Certo e so anche che non
è dietro l’angolo. Quest’affare è davvero in grado di portarci fin laggiù in
breve tempo?.
Laura Brown fece un sorrisetto e replicò:
-Uomo di poca fede.
Sottovaluti le risorse dello S.H.I.E.L.D.-
Premette un pulsante e quasi istantaneamente l’imbarcazione
fu rivestita da una sorta di guscio metallico. Subito dopo si sollevò di
qualche metro dall’acqua e partì ad alta velocità. Eravamo di nuovo in pista.
Manhattan,
New York City. Ero
appena rientrato nel mio appartamento sperando di potermi godere qualche ora di
riposo, ma le cose non sarebbero state così semplici: qualcuno mi stava
aspettando, qualcuno che era stato capace di superare le non poche difese anti
intrusioni. Nulla di troppo nuovo per il vostro amabile Nick Fury.
-Bentornato, Nick.-
Conoscevo quella voce
di donna e mi rilassai. Nessun nemico venuto per uccidermi, il che non voleva
dire che non mi aspettassero guai.
-Anche io sono felice di rivederti, Anya.- dissi avanzando verso il
salotto -A quanto pare non hai perso il gusto per le entrate ad effetto.-
-Ho così poche occasioni di divertirmi che ne approfitto quando posso.-
rispose lei con un sorriso.
Anna Olegovna
Derevkova, Anya per gli amici, se ne stava seduta su una poltrona come una
regina su un trono. Anche se era ormai più vicina ai cinquanta che ai quaranta
era ancora decisamente una gran bella donna
Capelli rossi, occhi verdi, fisico armonioso valorizzato da una
camicetta aderente con i primi tre bottoni slacciati ed un paio di pantaloni
che sembravano esserle stati cuciti addosso. Era decisamente affascinante e ne
era ben consapevole.
-Come hai fatto ad entrare indisturbata?- le chiesi.
-Non è stato difficile.- rispose -Durante le mie ultime visite qui sono
stata attenta ed ho memorizzato i codici di accesso. Ero abbastanza sicura che
non li avessi cambiati. Sei un tipo abitudinario dopotutto.-
Scossi la testa. Non
aveva tutti i torti.
-A cosa debbo l’onore di questa visita?- le chiesi ancora.
-Non basta la voglia di rivedere un vecchio amico?- replicò lei con un
sorrisetto ammiccante.
-Mi farebbe piacere, ma non mi convince del tutto.- ribattei.
Anya sospirò
esageratamente ed infine disse:
-In realtà ho anche qualche aggiornamento sui nostri… affari in
comune.-
Dovrei avervi già detto che Anya, sotto la copertura diplomatica di funzionaria dell’Ufficio Visti del Consolato Generale russo a New York, era il capo della rete di spie del S.V.R.[2] negli Stati Uniti. Era stato quando lei era un semplice agente di quel Servizio ed io lavoravo ancora per la C.I.A. molto prima di diventare Direttore dello S.H.I.E.L.D. e molto prima di sapere della sua esistenza, che ci eravamo conosciuti.
Era stato quasi 25 anni fa. Dapprima eravamo stati su fronti opposti, poi il destino ci aveva costretti a collaborare e… beh, immagino che abbiate capito come andò a finire. Il vostro Nick Fury non era privo di fascino dopotutto.
La nostra vecchia amicizia, chiamiamola così, l’aveva spinta a collaborare con me anche quando i rapporti tra la Russia e lo S.H.I.E.L.D., per tacere di quelli con una buona fetta del mondo, erano diventati tesi. In questo momento stava camminando su un filo molto sottile. Uno sbaglio e sarebbe stata considerata una traditrice del suo paese con conseguenze a cui non volevo nemmeno pensare.
Non ci volle molto per informarmi degli ultimi sviluppi della sua indagine segreta su una talpa infiltrata nel G.R.U.[3] e su altre cose molto interessanti ed inquietanti.
Alla fine disse:
-Questo è tutto. Adesso credo che sia meglio che vada.-
-Perché non rimani, invece?- replicai.
Anya ridacchiò e disse:
-Credevo che ti piacesse la carne
giovane, Nick.-
-Solo calunnie. Ho sempre apprezzato il fascino e l’esperienza di una
donna matura.- risposi con quello che speravo essere il mio migliore sorriso.
Ci baciammo e quel che
successe dopo non vi riguarda.
Da qualche
altra parte. L’uomo stava riflettendo sugli ultimi
sviluppi. Aveva iniziato un gioco pericoloso, ma se avesse avuto successo…
meglio non pensarci troppo. C’erano ancora troppe variabili e sarebbe bastato
poco per far fallire tutto.
Tra
queste variabili c’erano ovviamente Nick Fury ed i suoi maledetti agenti.
Quante volte erano riusciti a rovinare piani che sembravano perfetti?
Nick
Fury… avrebbe dovuto pensare a sistemarlo una volta per tutte. Chi ci aveva
provato in passato aveva sempre miseramente fallito, ma prima o poi la sua
fortuna doveva finire e quel giorno Fury avrebbe pagato per tutto ciò che aveva
fatto.
2.
Da qualche parte nei Caraibi. Laura Brown aveva ragione. Quello di cui eravamo
passeggeri non era un comune battello ed in pochissimo tempo ci aveva portato
nei pressi di Santa Providencia. Avrei dovuto abituarmi alle meraviglie dello
S.H.I.E.L.D. ora che ne facevo parte.
-Un decino per i tuoi pensieri, Nick.- mi disse Gertrude Jacks.
Mi voltai verso di lei ed
abbozzando un sorriso replicai:
-Considerando l’inflazione degli ultimi sessant’anni, dovresti darmi
almeno un dollaro, Gertie.-
-Oddio, hai fatto una battuta… o almeno ci hai provato. Sei sicuro di
stare bene?-
-Molto spiritosa.- ribattei con una smorfia.
-Avrei una domanda.- intervenne il mio bianco fratello Mike -Non credo
che ci farebbero sbarcare tanto facilmente e paranoico come sicuramente è,
Graydon Creed avrà un dossier sui più conosciuti agenti dello S.H.I.E.L.D. ed
io sono sicuramente su quella lista. Sarebbe come mettere un bersaglio sulle
nostre teste.-
-Non necessariamente.- replicò Laura Brown -Ho un piano.-
E noi l’ascoltammo.
Appartamento di Nick Fury, New York City. Anya si era svegliata prima di me e la
trovai in cucina.
-Stai preparando una bella colazione in stile russo?- le chiesi.
-Esattamente..- rispose lei con un sorriso -Per fortuna ho trovato
tutti gli ingredienti necessari. Non ci speravo molto.-
-Cerco di essere preparato ad ogni evenienza.- replicai -Non si può mai
sapere se qualche bellezza passerà a farmi visita.-
-Adulatore. So benissimo di non essere più una ragazzina. Tu invece,
dopo 24 anni sembri sempre lo stesso. Merito di quella tua… come si chiama? Ah
sì: formula dell’eternità.-
-Non ho chiesto io che me la dessero ed ormai non ci posso fare più
niente.-
-Non era un rimprovero, ma forse un po’ di invidia.-
Ci sedemmo a tavola e
lei riempì i piatti con quello che aveva preparato.
-Mentre ti aspettavo ho ricevuto un po’ di notizie dai miei…
corrispondenti.- disse.
-Fammi indovinare: nulla di buono.-
-Giudica tu. Conosci il Rumekistan, suppongo.-
-Naturalmente, sarei un pessimo Direttore dello S.H.I.E.L.D. altrimenti.
Che sta succedendo da quelle parti?-
-Tanto per cominciare, la notte scorsa, ora dell’Europa centrale, ossia
ieri pomeriggio qui a New York, uno dei membri
della delegazione rumeka alla conferenza di pace di Ginevra è stato
ucciso da una donna in un bordello con un metodo decisamente poco
convenzionale.[4]
In questo momento, inoltre, la capitale del Rumekistan è letteralmente a fuoco.
Ci sono segnalazioni di incendi, esplosioni e spari un po' dovunque.[5] Le truppe della OTSC[6] si stanno preparando ad
intervenire.-
Anya si interruppe, mi
fissò intensamente ed infine disse:
-Ma tu lo sapevi già, non è vero? Anzi, forse dietro a tutto c’è il tuo
zampino.-
Sorrisi e replicai:
-Mi avvalgo della facoltà di non autoincriminarmi.-
Anya scoppiò a ridere
e disse:
-Sei davvero un brigante, Kolya.[7] Un brigante simpatico,
però.
Era già qualcosa.
Accademia dello S.H.I.E.L.D.,
Turtle Bay, Manhattan, New York City. Era un normale giorno di lavoro
nel luogo in cui si formavano i futuri agenti della grande agenzia di
intelligence e pronto intervento affiliata all’ONU. Alla sua scrivania la
Direttrice ad interim Anne Weaver stava esaminando i curriculum di alcuni aspiranti
e rifletteva suo malgrado sul fatto che se fossero diventati agenti operativi
alcuni di essi sarebbero probabilmente morti in azione entro pochi anni.
Aveva senso tutto questo? In che
razza di mondo stavano vivendo? Che razza di mondo avrebbero lasciato ai loro
figli?
Pensare ai figli la portò a
riflettere sul fatto che la sua vita sentimentale, per tacere di quella
sessuale, non era stata esattamente brillante negli ultimi tempi. Certo, era
uscita con il figlio di Nick Fury, ma avrebbe davvero potuto avere una relazione
stabile con uno come lui? Ed era quello che lui voleva? Tante domande e nessuna
risposta almeno per ora.
In questo momento lui era altrove,
sicuramente impegnato in una qualche missione pericolosa e forse in questo
stesso momento stava rischiando la vita.
Anne cercò di scacciare quel
pensiero, ma non era facile.
3.
Un
laboratorio a Santa Providencia. L’essere dall’aspetto
scimmiesco e la peluria blu che indossava solo un paio di boxer dello stesso
colore ed un camice da laboratorio bianco poteva sembrare l’X-Man chiamato
Bestia ed in effetti si sarebbe potuto dire che era proprio lui… o meglio: la
sua controparte da una linea temporale alternativa, una cosa a cui gli X-Men
erano abituati ormai da anni.
Due cose distinguevano questo Dottor
Henry Philip McCoy dal suo omologo degli X-Men: era un po’ più vecchio, anche
se era difficile accorgersene ad occhio nudo, ed era pressoché totalmente privo
di scrupoli morali anche se la definizione di malvagio non sarebbe stata del
tutto corretta. Lo avevano soprannominato Bestia Nera.
In questo momento stava usando i
suoi strumenti per esaminare qualcosa che gli era stato appena portato:
-Se fossi uno
scienziato nazista da film, esclamerei: wunderbar.- disse McCoy -Se non
avessi già visto cose ancora più strane, farei fatica a credere che un’energia
così grande possa essere contenuta in qualcosa di così piccolo.-
-Eppure è così, non è
vero, Dottor McCoy?- chiese l’uomo che gli aveva portato l’oggetto in
questione.
-Indubbiamente, Mister
Ferrari. Posso confermarlo senza ombra di dubbio. Chi ha progettato quest’arma
doveva essere un genio.-
-Il Dottor Yuri
Topolov era sicuramente un genio e come tutti i geni era anche poco ortodosso.-
replicò David Ferrari -Un incidente di laboratorio lo rese mostruoso e presero
a chiamarlo Gorgulya, Gargoyle in inglese. Purtroppo si suicidò portando
con sé quasi tutti i suoi segreti.-
-Ma non questo.-
-Per un bel po’ di
tempo sì. È stato riscoperto di recente per puro caso ed ora che ho avuto la
conferma definitiva che è l’articolo genuino posso ripartire per la mia
destinazione in Europa Centrale.-
-Immagino che sia
consapevole dei danni che questo.. affare può provocare. Lei e quelli per cui
lavora intendete davvero usarlo?-
-La cosa non la
riguarda, Dottore, o ha degli scrupoli di coscienza?-
-La mia era solo…
curiosità scientifica. Lei ha pagato il prezzo concordato per la mia consulenza
e tanto mi basta.-
-Ma non basta a noi.-
disse una voce d’uomo mentre si udiva il rumore di una porta sfondata.
Sul vano della porta stavano un uomo
e due donne ciascuno dei quali impugnava una pistola.
Porto di Santa Providencia, qualche tempo prima. Lo yacht aveva ricevuto l’autorizzazione ad
attraccare. Un paio di miliziani guidati da un tizio in borghese che indossava
un completo bianco salirono a bordo.
Fu quello in borghese a
parlare:
-Buenas dias, Señores y Señorita. Mi chiamo Alfonso Gutierrez e sono un
funzionario del Ministero dell’Interno di Santa Providencia.-
Ossia della Polizia
Segreta. Ce l’aveva praticamente scritto in faccia. Mi squadrò con attenzione
chiedendosi quasi certamente chi e cosa fossi: alto, robusto, nero, benda da
pirata su un occhio. Ero un ex militare, pensò, ma adesso cos’ero? Un ex
gangster riciclatosi come guardia del corpo di un oligarca russo? Potevo essere
una fonte di guai? Sostenni il suo sguardo restando impassibile.
Alla fine decise di
rivolgersi al mio “capo”:
-Bienvenido a Santa Providencia, Señor Borodin. Spero che troverà il soggiorno di
suo gradimento.-
Era andata. Laura Brown
aveva ragione: l’identità fittizia dell’oligarca russo Ivan Ivanovitch Borodin
assunta da Jonathan Juniper aveva retto i controlli. D’altra parte era stata
fabbricata ad arte dai servizi segreti russi apposta per lui e se c’era una
cosa che si poteva dire con sicurezza dei servizi segreti russi è che sapevano
il fatto loro.
Jonathan Juniper, Junior
per gli amici, era stato un soldato dell’unità di mio padre durante la Seconda
Guerra Mondiale ed era rimasto ucciso a vent’anni in battaglia. Uno scienziato
di nome Zemo aveva raccolto dei campioni del suo sangue e li aveva usati per
clonarlo, una procedura che nel 1942 apparteneva alla fantascienza, ma Zemo era
un genio più avanti del suo tempo, mi è stato detto.
I russi avevano trovato
il clone di Juniper ed avevano pensato di indottrinarlo e farne un loro agente
sotto copertura, ma in qualche modo nel clone si erano risvegliati i ricordi
del vero Juniper e la sua personalità aveva preso il controllo. Junior si
ribellò, riuscì a fuggire ed a raggiungere mio padre informandolo di tutto. Il piano era fallito.[8]
Nei panni di Ivan Borodin
Juniper era quello che in Russia chiamavano oligarca, ossia un uomo d’affari
che aveva accumulato ingenti ricchezze ed influenza spesso in modo non proprio
legale. Una copertura perfetta per entrare a Santa Providencia, lo Stato
santuario per criminali ricercati che avessero soldi da spendere. Un luogo dove
era possibile affittare i migliori killer a pagamento sulla piazza
internazionale, anche superumani se necessario, e divertimenti che altrove
sarebbero stati proibiti. Tutto era possibile per chi poteva permettersi le
tariffe astronomiche del luogo.
A dirigere il tutto era
un americano: Graydon Creed. Spalleggiato da una banda di mercenari superumani
era arrivato a Santa Providencia ed aveva preso il potere. Il Presidente ed il
Parlamento erano formalmente ancora in carica, ma in realtà era lui a comandare.
Creed era il frutto di una breve relazione tra i due supercriminali mutanti
Sabretooth e Mystica ed anche se non aveva ereditato i loro superpoteri, si
poteva ben dire che aveva preso il peggio di entrambi.
La sua base di operazioni
era il lussuosissimo Hotel Sol del Mar ed era proprio lì che ci stavamo dirigendo,
accompagnati da una scorta teoricamente amichevole, ma che sicuramente aveva
l’ordine di farci fuori immediatamente se qualcosa fosse andato storto. Nulla
di nuovo per gente come noi tre.
La copertura di Juniper
era a prova di bomba, se avessero cercato notizie su di me avrebbero trovato
solo che ero il Primo Sergente delle Forze Speciali americane Marcus Johnson
congedato con onore dopo essere stato ferito in servizio, cosa assolutamente
vera, visto che Marcus Johnson era il mio nome prima che scoprissi di essere in
realtà Nicholas Joseph Fury Jr., figlio dell’omonimo Direttore Esecutivo dello
S.H.I.E.L.D., un fatto noto solo a pochissime persone almeno per il momento.
Quanto a Billie Garvin, oltre ad usare uno dei suoi innumerevoli alias, si era
limitata a farsi bionda ed a cambiare acconciatura.
-Dovrebbe bastare.- ci aveva spiegato sorridendo -Dopotutto, come
avrebbe detto mia nonna: nessuno guarda il viso di una ragazza in topless.-
-Tua nonna doveva essere un tipo interessante.- aveva replicato mio
fratello Mike.
-Più di quanto credi.- aveva ribattuto lei.
E così eccoci nella tana
della tigre: un oligarca russo, la sua ultima amante e la loro guardia del
corpo. Ne saremmo usciti vivi? Lo avremmo scoperto presto.
All’entrata delle guardie
armate ci perquisirono.
-Non porto armi.- disse Billie, o meglio Monica Staden, il suo nome per
l’occasione -Non avrei dove nasconderle. A meno che non pensiate le tenga…-
Non finì la frase e
ridacchiò: qualcuno tra le guardie era imbarazzato,
altri risero sguaiatamente. Io consegnai la mia pistola.
-Trattatela bene. La rivoglio integra quando ce ne andremo.- dissi senza
ricevere risposta.
Una giovane donna bionda
che indossava un abitino aderente color oro si avvicinò a noi, sorrise e disse:
-Mr. Borodin? Mr. Creed la aspetta. I suoi accompagnatori possono
aspettarla al bar. Offre la casa.-
-Non intendo lasciare Mr. Borodin da solo.- dissi in tono deciso.
-Eppure dovrà farlo.- ribatté la donna in tono altrettanto deciso -Sono
le regole.-
Il click dei caricatori mi
fece capire che sarebbe successo se avessi insistito.
-Va bene cosi, Marc.- disse Juniper in tono conciliante -Mi faccia
strada, Miss…-
-Può chiamarmi Birdy.- rispose lei -Mi segua.-
Si inoltrò nel corridoio
ancheggiando e Juniper le andò dietro.
-Un bel bocconcino.- commentò Billie sottovoce -Chissà se Creed se la
sbatte?-
-Probabile, ma al momento non mi riguarda.- replicai -Mi interessa di
più uscire vivo da qui quando tutto sarà finito.-
Potevamo solo sperare che
la tigre non fosse affamata.
Altrove. La giovane afroamericana uscì dalla doccia e rimase per qualche istante
ferma sulla soglia della camera da letto, poi entrò con passo deciso e lasciò
cadere l’asciugamano sul letto ed aprì l’armadio.
Vestirsi fu una cosa rapida: una camicetta a fiori annodata all’altezza
del seno, una gonna cortissima in finta pelle ed infine un paio di stivali neri
con tacco 12 alti fino a poco sotto il ginocchio.
Si guardò allo specchio. Sembrava uscita da un film del filone Blaxploitation
degli anni 70 del XX secolo, pensò e la cosa la fece sorridere.
-Pam Grier, mangiati
il fegato.- sussurrò divertita.
Il telefono squillò e lei rispose
prontamente:
-Sto arrivando. Sto
uscendo di casa adesso, per essere esatti. Immagino che il tuo autista possa
aspettare ancora cinque minuti … o no? Sì, lo so quanto è importante e ti
assicuro che sono pronta.-
La conversazione durò ancora qualche
secondo poi lei rimase per qualche istante a riflettere. Si era scelta un
mestiere pericoloso ed era preparata alle possibili conseguenze.
Si chinò un attimo per infilare qualcosa nello stivale destro.
Controllò un’ultima volta di avere tutto ciò che le serviva, poi inforcò un
paio di occhiali scuri con lenti a specchio ed uscì dal piccolo appartamento.
Aveva un lavoro da fare ed intendeva finirlo alla svelta.
4.
Costa di Santa Providencia, poco
tempo prima. Da quanto stavamo
nuotando? Non ne ero sicuro. Mi sembrava un’eternità, ma non dovevano essere
più di pochi minuti. Il piano di Laura
Brown era alquanto semplice: mentre gli altri entravano a Santa Providencia
dalla porta principale, noi avremmo usato quella sul retro.
Un piccolo
battello ci aveva portato vicino alla costa e da lì ci muovemmo sott’acqua. Le
nostre tute ci fornivano anche un’efficace protezione anti squali. Tecnologia
di cui onestamente non capivo nulla, mi bastava che funzionasse.
Fu Laura Brown ad
uscire per prima dall’acqua ed era giusto così. Come ufficiale più alto in
grado il comando spettava a lei dopotutto. Inoltre questo mi dava la
possibilità di ammirare le sue forme esaltate dalla tuta aderente. So che non
erano pensieri da fare durante una missione pericolosa, ma non potevo farci
niente. Capivo molto bene perché mio padre fosse stato attratto da lei .
Come se mi avesse
letto nel pensiero, Laura si voltò di scatto e con un lieve sorriso mi disse:
-Se hai finito di guardarmi il sedere, Agente Fury, potremmo proseguire
con la missione.-
Arrossii e
balbettai:
-Certo… certo… Comandante Brown.-
Alle mie spalle
Gertrude Jacks si lasciò scappare una risatina.
-Rilassati, Mike e puoi chiamarmi Laura. Adesso pensiamo a raggiungere
quell’edificio.- ci indicò una costruzione bassa e squadrata ed aggiunse -Il
laboratorio del Dottor McCoy , la Bestia Nera. Se Ferrari non è con Graydon
Creed, è molto probabile che sia lì. In ogni caso è meglio sbrigarci. I nostri
dispositivi di occultamento ci hanno permesso di superare gli allarmi di cui è
disseminata la costa, ma è solo questione di tempo prima che qualcuno si
accorga che qualcosa non ha funzionato a dovere e venga a controllare.-
Ci acquattammo
sulla sabbia mentre Laura usava una specie di binocolo per controllare la zona.
-Ci sono due uomini armati davanti alla porta: non indossano le divise dell’esercito o della polizia di Santa
Providencia, ma un’uniforme nera con un casco con lenti a specchio. Accidenti,
brutto affare.-
-Che c’è?- chiesi.
Lei mi passò il visore ed io capii quel che voleva
dire.
-Alba Nera.- dissi in tono cupo.
-Alba Nera?- ripeté in tono interrogativo Gertrude.
-Un gruppo terroristico che inizialmente raccoglieva reduci della
stagione del terrorismo italiano e poi è diventato il polo di attrazione per
tutti coloro che in mezzo mondo non si riconoscevano più nel terrorismo
tradizionale o lo ritenevano diventato troppo blando.- le spiegai -Mentre mi
preparavo alla missione in Khamiskan ho letto un dossier sulle sue attività. E
così è proprio Alba Nera ad essere dietro la scomparsa dell’arma che stiamo
cercando di recuperare. Laura ha ragione. È davvero un brutto affare.-
-Tanto peggio.- intervenne Laura -Dobbiamo sbarazzarcene subito. Io mi
prendo quello di destra e tu, Mike, quello di sinistra.-
-Sono tutti di destra.- ribattei sarcastico.
Laura mi lanciò un’occhiataccia
poi si rivolse a Gertrude Jacks:
-Gertie, tu penserai a far saltare la porta.-
-Agli ordini, capo.- dissi io.
Scattai verso
l’edificio mentre Laura faceva il giro dal lato opposto. La fortuna mi aiutò ed
arrivai a destinazione senza essere visto ed anche Laura ebbe la stessa fortuna.
Attaccammo i nostri bersagli e li neutralizzammo senza che potessero abbozzare
una qualunque reazione.
Dall’interno
arrivavano delle voci:
-Immagino
che sia consapevole dei danni che questo.. affare può provocare. Lei e quelli
per cui lavora intendete davvero usarlo?- voce d’uomo con una strana
intonazione. Probabilmente la famigerata Bestia Nera.
-La
cosa non la riguarda, Dottore, o ha degli scrupoli di coscienza?- questa invece
era l’inconfondibile voce di David Ferrari. Perfetto.
Feci spazio a Gertrude Jacks che piazzò
qualcosa sulla serratura della porta che dopo pochi secondi cedette.
Dall’interno ancora la voce di McCoy:
-La
mia era solo… curiosità scientifica. Lei ha pagato il prezzo concordato per la
mia consulenza e tanto mi basta.-
-Ma
non basta a noi.- esclamai irrompendo nel laboratorio assieme ai miei compagni.
Santa Providencia, Hotel Sol del Mar, poco prima. E così, finalmente, Jonathan Juniper si trovava faccia a faccia con il
famigerato Graydon Creed. Ne aveva sentito parlare, aveva letto un dossier su
di lui, ma averlo di fronte era tutt’altra cosa.
Lo aveva percepito distintamente non appena era entrato nello studio: l’uomo
seduto alla scrivania di fronte a lui emanava una sorta di magnetismo animale.
Gli avevano detto che Creed non aveva superpoteri, ma in quel momento Junior
non ne era tanto
certo.
-Il suo ospite , Mr.
Creed.- lo annunciò la ragazza di nome Birdy.
Creed gli rivolse un sorriso che gli
fece pensare ad un animale da preda e disse:
-Si accomodi Gospodin Borodin. È un vero
piacere incontrarla. Non le dispiace, spero, se Birdy assiste al nostro
colloquio.
-Io… no.- rispose
Juniper sentendosi improvvisamente a disagio.
Fino a quel momento Birdy aveva recitato scrupolosamente la parte della
sexy segretaria, ma adesso Junior sentiva che era qualcosa di più. Si era messa
in un angolo e lo fissava in silenzio. Junior ebbe la sgradevole sensazione che
quello sguardo arrivasse fino alla parte più profonda del suo io mettendo a
nudo la sua anima.
Improvvisamente l’essere venuto lì non gli sembrava più una buona idea.
Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. in orbita
geostazionaria sopra New York.
Dopo colazione io e Anya Derevkova ci eravamo separati per tornare al
rispettivo lavoro.
In quel momento ero reduce da una
chiacchierata con Angela Cleaver che mi aveva confermato i miei peggiori
timori.[9]
La situazione stava rapidamente degenerando.
Stavo giocando una partita complessa su più
tavoli e c’erano coinvolti i miei figli. Li avevo forse mandati a morire? Il
pensiero non voleva abbandonarmi.
-Credo di sapere a cosa stai pensando, Nick.- mi disse Dum Dum Dugan.
-Non credo sia difficile indovinarlo. Non per te, vecchio tricheco. Mi
conosci troppo bene.- replicai cercando di sorridere.
-I tuoi ragazzi se la caveranno. Sono in gamba come il loro padre
dopotutto.-
-Non un padre modello, purtroppo. Entrambi mi hanno conosciuto da
adulti e non so se riuscirò mai a costruire un buon rapporto con loro.-
-Sei troppo pessimista.-
-Ho un brutto presentimento. La sensazione che siano in guai seri ed io
non posso farci niente.-
5.
Santa Providencia,
laboratorio della Bestia Nera. David Ferrari sembrava davvero sorpreso di vedermi:
-Mike Fury!- esclamò -Sei ancora vivo?-
-Non certo per merito tuo.- ribattei -Ci sei andato vicino, ma ti è
andata male.-
-Non so come hai fatto ad arrivare fin qui, ma sei un illuso se pensi che
tu ed i tuoi compagni riuscirete ad andarvene vivi.-
-Nel qual caso, non sarà più un tuo problema, Ferrari...- intervenne
Laura Brown -… perché sarai morto prima di noi, te lo garantisco.-
-Ladies and gentlemen,
calmate i bollenti spiriti.- intervenne la Bestia Nera -Siete sicuri che di non
poter risolvere le vostre dispute senza violenza? Io odio la violenza… se non
sono io a praticarla.-
David Ferrari voltò la testa verso il mutante
blu e con voce rabbiosa disse:
-Questi qui sono dei
fottuti agenti dello S.H.I.E.L.D. e la bionda è una delle puttane personali di
Nick Fury.-
Con
sorprendente velocità Laura sferrò una ginocchiata all’inguine di Ferrari che
urlò e si piegò in due dal dolore.
-Così impari a non
usare certi epiteti con una signora.- gli disse Laura puntandogli la sua arma
alla testa.
-Concordo che Mr.
Ferrari abbia usato un linguaggio disdicevole per un gentiluomo…- intervenne
ancora McCoy -… ma su una cosa aveva ragione: non posso permettervi di
andarvene da qui indisturbati con quello che siete venuti a prendere. È una
questione di etica professionale. Sono certo che mi capite.-
Mi scappò una risata.
-È divertente sentirla
parlare di etica, “Dottore”…- dissi -…
mi è stato detto che la sua è piuttosto discutibile. Immagino che pensi
che con i suoi superpoteri possa sistemare noi miseri umani senza sforzo, ma mi
dica: pensa davvero di essere più veloce di un proiettile diretto alla sua
fronte?-
-Sarebbe divertente
scoprirlo, ma non sarà necessario. Di voi si occuperanno altri.-
Ci
girammo di scatto. Sulla soglia del laboratorio erano comparsi due uomini in
costume: un nativo americano che imbracciava una specie di fucile ed un Inuit.
Erano arrivati i famigerati Marauders e per noi le cose si stavano decisamente
mettendo al peggio.
Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. Mi ero stancato di starmene in ufficio e
decisi di andarmene per un po' sul ponte principale.
La verità era che ero irrequieto. Provavo
una sensazione che mi riportava ai tempi della Seconda Guerra Mondiale quando
ero a capo degli Howling Commandos. La sensazione di un pericolo imminente, ma
qui non c’era una pattuglia nazista nascosta dietro qualche albero. Non c’erano
nemmeno alberi, eppure…
Improvvisamente uno degli agenti che si
trovavano con me sul ponte estrasse la sua pistola e sparò alla testa di quello
accanto a lui, poi puntò la sua arma contro di me.
Per fortuna il vostro Nick Fury non è
semplice burocrate, ma è abituato all’azione. Mi tuffai a terra un attimo prima
che un proiettile sibilasse sopra la mia testa e prima ancora di toccare il
suolo avevo in pugno la mia pistola.
Se qualcuno intendeva uccidermi non gli
avrei reso la vita facile.
Santa Providencia, Hotel Sol del Mar. Avevo una brutta sensazione, una di quelle che mi avevano spesso
salvato la vita nelle jungle del sud est asiatico ed anche in altri luoghi. Che
fossi il Sergente Marcus Johnson o l’Agente Nick Fury Jr. sapevo riconoscere
quei segnali. Qualcosa stava andando storto.
Billie Garvin mi si avvicinò e sussurrò:
-La senti anche
tu, vero?-
-Forte e chiara.-
risposi sussurrando a mia volta -Tempesta in arrivo. Tieniti pronta al peggio.-
Ed il peggio era in arrivo, ne ero
certo. Avevo tentato di mettermi in contatto con Juniper, ma il suo microfono
non funzionava. Bruttissimo segno.
Dal fondo del corridoio spuntò la bionda di nome Birdy. Ci squadrò per
un istante poi si rivolse ai miliziani che ci stavano intorno ed ordinò con
voce stentorea:
-Uccideteli!-
Odiavo aver ragione in questi casi.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Anche stavolta poco da dire, quindi
non perdiamo tempo:
1)
Le vicende di
questa serie si collegano ad eventi che stanno accadendo in parallelo su Justice
Inc. e Lethal Honey. Nel prossimo episodio vedrete come.
2)
Sia Santa
Providencia che Alba Nera sono creazioni di Valerio Pastore che ringrazio di
cuore anche per aver suggerito utili spunti per la trama.
3)
Il nome
fittizio usato da Billie Garvin è una combinazione del nome e cognome di due
attrici che hanno interpretato Modesty Blaise in un film: l’italiana Monica
Vitti e la britannica Alexandra Staden.
4)
Yuri Topolov
alias Gargoyle è stato nientemeno che il primo nemico di Hulk ed è stato creato
da Stan Lee & Jack Kirby (chi altri ? -_^) su Hulk #1 datato maggio 1962.
5)
Birdy è stata
creata da Jim Lee e Scott Lobdell su X-Men #6 datato gennaio 1992.
Nel prossimo episodio… un sacco di guai per i nostri protagonisti.
Basta così.
Carlo
[1] Ma che voi conoscete se
siete fedeli lettori di questa serie.
[2] Sluzhba Vneshney
Razvedki.
Il servizio di spionaggio all’estero della Federazione Russa.
[3] Glavnoje Razvedyvatel'noje
Upravlenije.
Direzione Principale Informazioni. Il servizio segreto militare della
Federazione Russa.
[4] Dovreste saperlo se
avete letto Lethal Honey #29,
altrimenti che aspettate? Fatelo!
[5] E la cosa non dovrebbe
sorprendervi se avete letto anche Justice
Inc. #27.
[6] Organizzazione del
Trattato di Sicurezza Collettiva. L’equivalente della NATO per la Russia ed i
suoi alleati.
[7] Vezzeggiativo russo di Nikolai.
[8] Un riassunto abbastanza
sintetico di eventi narrati nei primi otto episodi di questa serie.
[9] Vedi Justice Inc #27.